Intervista a Sergio e Gianpiero dei Kina

Piccoli estratti dal prossimo numero di Porrozine...


Mi sono sempre mangiato le mani per non aver mai potuto godere di un concerto dei Kina... ed anche per non averli mai intervistati. Ad una delle due cose ho rimediato e qui propongo un mini-stralcio della lunghissima intervista che apparirà su Porrozine numero 8, scattata in automatico subito dopo aver appreso la notizia dell'uscita di un documentario a loro dedicato (con conseguente tour di presentazione)...



Questa non è la prima volta che i Kina "risorgono". Una delle vostre rimpatriate avvenne in occasione della presentazione del libro American Punk Hardcore. Avreste mai pensato che sarebbero stati scritti così tanti libri e girati così tanti documentari sull'argomento? E' la nostalgia dei tempi andati? La voglia di scoprire la storia del movimento da parte di chi non c'era? "Siamo" materia di studio per sociologi?

Sergio: Sicuramente ad inizio anni '80 nessuno lo avrebbe immaginato. Probabilmente siamo tutte le cose che hai detto, ma c'è anche un sano interesse per quello che è stato un movimento politico/culturale/sociale veramente particolare ed unico. Credo che uno dei motori sia stata la voglia di documentare e ricordare, più che quella di pontificare sui bei tempi andati; d'altronde lo stesso Blush nel suo libro dice una cosa interessante: "Ho pensato di raccogliere in questo libro i reperti della scena musicale hardcore-punk americana perchè mi sembra che essa stia scivolando nel dimenticatoio. La sua storia si sta dissolvendo man mano che i protagonisti muoiono o scoprono la religione o cancellano i loro ricordi di quei giorni turbolenti". Capisci? Giorni "turbolenti", non "gloriosi". Il punk oggi si è messo i lustrini e nessuno più conosce i giorni turbolenti.


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